Regione Puglia, concessioni balneari: il ministro Boccia incontra Emiliano e gli imprenditori del settore

“Il tema è molto serio ed è legato alla incoerenza che c’è tra le scelte che sono state fatte dal precedente governo e il quadro comunitario. Il precedente governo doveva fare un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entro il 30 aprile 2019: quel decreto non è mai stato emesso e ora noi stiamo raccordando tutta questa attività con ben quattro ministeri, serve la competenza Comunitaria, le Infrastrutture, i Beni culturali e del turismo e gli Affari regionali perché serve coinvolgere tutte le Regioni italiane che, com’è noto, hanno tutte competenze connesse a questa attività che è l’attività strategica per il Paese”.
Quello che gli stabilimenti balneari significano per il nostro Paese è noto a tutti e abbiamo il dovere di rimettere insieme i cocci che abbiamo ereditato. Siccome agli imprenditori non si possono dire cose che poi non si realizzano, oggi il mio passaggio a Bari con il presidente Emiliano è stato, intanto, di rassicurazione: ho voluto trasmettere loro un messaggio di fiducia e sarò alla loro iniziativa di marzo.
La cosa chiara a tutti, è che servono imprese che possano investire nel tempo e le imprese investono nel tempo se lo Stato è in grado di dire cose molto chiare. In questo momento ci sono operatori straordinari che fanno investimenti importanti e hanno un impatto occupazionale importante, e operatori che vivono con concessioni che sono risibili e non possiamo trattarli tutti allo stesso modo.
Presto partirà una mappatura su tutto il territorio italiano che darà allo Stato un quadro definitivo della condizione degli stabilimenti balneari, della necessità di interventi straordinari per la messa in sicurezza delle coste e per la tutela del paesaggio”. Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia a margine dell’incontro con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e una delegazione dei sindacati dei balneatori regionali e di Anci e Upi.

Michele Emiliano, presidente Regione Puglia: “I concessionari  del demanio marittimo che svolgono l’attività d’impresa a volte da decenni di gestione delle nostre spiagge, dei nostri impianti balneari sono ad un bivio: esiste una direttiva europea che obbliga a fare delle gare per favorire la concorrenza, ma queste gare rischiamo di compromettere il ruolo di questi soggetti che con le loro famiglie da decenni tutelano le nostre coste e assicurano la fruizione balneare. Bisogna trovare un punto di equilibrio, perché chi gestisce una spiaggia non è come chi gestisce una miniera o una linea telefonica o è un grande concessionario dello Stato. A volte è una piccola azienda che di anno in anno migliora gli investimenti e consente alla Puglia, speriamo anche 365 giorni all’anno, di utilizzare le cost, migliorando anche la qualità turistica. Queste imprese sono quelle che puliscono l’immondizia che purtroppo il mare sputa sulle nostre spiagge, sono le imprese che tutelano i turisti qualche volta anche durante l’inverno, sono quelle che sorvegliano in generale lo stato della natura e la qualità dell’ambiente. Certo, c’è sempre qualche pecorella nera come in tutte le famiglie, dove forse c’è qualcuno che ha esagerato.e ha costruito fuori da quello che è permesso facendo cose sbagliate o che pretenda di utilizzare il luogo come se fosse di sua proprietà. Ma queste sono cose che si possono correggere e credo che molte di queste correzioni siano intervenute. Quello che noi non possiamo tollerare è che questa gente sia presa in giro. Qualche anno fa i governi dell’epoca hanno fatto una proroga generalizzata di queste concessioni, sapendo bene che l’Unione europea,  la Corte costituzionale e i giudici non avrebbero potuto consentirla. Quindi abbiamo chiesto al ministro Boccia di starci a sentire perché la Puglia non può fare a meno delle aziende balneari. La Puglia non può fare a meno di questa tradizione, la Puglia ha bisogno di queste vedette delle nostre coste che da un lato ricavano di che vivere da questo lavoro, dall’altro ci danno una mano a fare cose che i Comuni e la Regione da soli non sarebbero in grado di fare”.

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